Mirna vive ad Amalbena, una piccola città sul mar Adriatico. Ci è arrivata da bambina, insieme a sua madre Diana, che ora è morta. Mentre cerca di raccogliere i pezzi e affrontare il lutto insieme al suo patrigno, incontra Rachele, che ha da poco preso in gestione un ristorante in città. Si è trasferita per ricominciare, un’altra volta. Quando Mirna entra nel ristorante di Rachele e va a sedersi al tavolo blu, le due scoprono di avere molto in comune: Diana.

Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, hanno vissuto diciannove anni in simbiosi come sorelle, nonostante non avessero neppure un gene in comune. Tra Rachele e Mirna nasce un rapporto fatto di confidenze, avvicinamenti e distanze. Tra loro lo spettro del ricordo di Diana, sempre presente.

Il tavolo blu di Manuela Costantini (Morellini Editore) è un libro profondo e delicato che parla di donne di opportunità.

 

 

 

«Guarda ancora una volta quei rami protesi come artigli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi.

Sono come lei: sbeccati, lacerati, e tenuti stretti indissolubilmente a radici ormai sradicate. Arriva sempre il momento di scegliere, di andare via e di tornare.

C’è un tavolo blu che l’aspetta.»

 

Abbiamo raggiunto l’autrice Manuela Costantini per parlare dell’idea del romanzo e della sua ambientazione.

Come è nata l’idea per il romanzo?
Non so come si riconosca una buona idea. Io ricordo la battuta di un dialogo che mi ha colpito, o i movimenti di una persona che entra nel posto dove lavoro, o una scena a cui assisto mentre sono in macchina o al supermercato. Sono piccole cose che tengo lì, e vanno ad accumularsi insieme a tutti i miei ricordi. Capita che qualche volta una scena, una faccia, un gesto o una parola tornino in superficie, tanto da diventare fastidiosi, e allora capisco che posso scriverci una storia. Così è nata l’idea per “Il tavolo blu”: uno stralcio di conversazione ascoltato per caso mentre prendevo il caffè in un bar. È diventato l’incipit del mio romanzo e poi ho continuato a scrivere seguendo le emozioni che quell’idea mi aveva provocato, perché di solito, un’idea, per esile che sia, porta con sé
tanto altro.

Ci racconteresti qualcosa sull’ambientazione?
L’ambientazione è una parte vitale della storia, è il luogo in cui si muovono i personaggi. “Il tavolo blu” è ambientato in una piccola città sul mare Adriatico, che non esiste ma che è simile a tante piccole città del nostro Paese. Non amo particolarmente le descrizioni e ho utilizzato pochi dettagli cercando di dare il senso del luogo e del suo significato emotivo. Il mare, credo, sia uno dei personaggi più importanti di questa storia. Spero di essere riuscita a far sentire il lettore “nella storia”, fargli vivere le atmosfere del paesaggio e
dell’ambiente.